Finalmente, dopo anni di appassionati e meticolosi studi, ha visto la luce delle stampe l’ultimo lavoro del prof. Tonino Capaldo, dedicato alla poesia e alla vita errabonda del Poeta Osvaldo Sanini.
Giornalista, scrittore, Poeta, poliglotta dalla vasta cultura mitteleuropea, dopo una vita trascorsa in giro per l’Europa (in qualità di corrispondente dall’estero dei giornali “il SECOLO XIX” di Genova e “il Sole” di Milano), vissuta a contatto con affermati artisti e compositori, in ambienti e in un clima culturale pieno di fermenti innovativi in tutti i campi, il Sanini, ricercato come “sovversivo antifascista”, fu arrestato mentre da Parigi rientrava a Genova alla vigilia del Natale del 1940 e mandato al Confino a Grottaminarda all’inizio del 1941.
Finita la guerra, persi i contatti con gli amici lontani, rimasto senza mezzi e in ” miserrime condizioni”, non fece più ritorno alla sua amata Genova e concluse i suoi giorni nel paesello irpino nel 1962. Dopo i primi anni di incomprensione ed emarginazione, il Sanini riuscì a conquistarsi la benevolenza della comunità grottese e rappresentò per molti giovani un punto di riferimento per la rinascita civile e culturale. Da quell’angusto “rifugio” in cui era stato relegato il suo pensiero libero e la sua vena poetica spaziarono per l’infinito, innervando nella vasta cultura europea storia tradizioni sogni e speranze della popolazione irpina.
Il saggio del prof. Tonino Capaldo mette a fuoco principalmente l’affascinante iter poetico del Sanini nella sua evoluzione, dal 1912 alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, ma svela e documenta altri aspetti della complessa personalità umana ed artistica dell’esule genovese: dal “giallo anagrafico” sulla data di nascita, ai suoi Amori e Passioni (La Donna ideale, il Teatro e l’Operetta), ed altro (la “Miniera” di manoscritti inediti, destinati a dissolversi fra muffe, polvere ed effimere ricorrenze celebrative).
Molto resta da fare per portare alla luce e affidare alle nuove generazioni, attraverso la scuola e studi appropriati, l’oro di una miniera profonda